Il regime forfettario è il più semplice in quanto è pensato per le piccole partite IVA, che si tratti di imprese o freelance. Se hai già verificato di avere tutti i requisiti di accesso al regime forfettario, è il momento di capire meglio come funziona.
Per sapere quando, effettivamente, ti conviene il regime forfettario, e quando invece dovresti scegliere la contabilità semplificata, vediamo insieme le differenze principali fra il regime forfettario e gli altri regimi fiscali.
Se hai il regime forfettario non sei un soggetto IVA
Il primo punto da chiarire per sapere come funziona il regime forfettario, è che se hai questo regime non sei un soggetto IVA. Questo significa che non applichi l’IVA sulle vendite e non detrai l’IVA sugli acquisti che fai. Questo è un vantaggio o uno svantaggio? Dipende tutto dalla situazione specifica in cui ti trovi.
Ad esempio, se vendi i tuoi prodotti in un negozio, fisico o virtuale, i prezzi che applichi sono stabiliti dal “mercato”, ovvero da quello che i tuoi potenziali clienti sono disposti a spendere. Per i privati consumatori, infatti, il prezzo prescinde dall’IVA, che fa parte del costo in quanto non recuperabile.
Di conseguenza, scegliere il regime forfettario ti consentirebbe di “guadagnare” l’importo della potenziale IVA, in quanto potresti applicare lo stesso prezzo di un tuo concorrente con un altro regime fiscale, senza dover versare l’IVA all’erario.
In pratica cosa cambia?
Facciamo un piccolo esempio per chiarire questo punto. Se i clienti sono disposti a pagare 1 euro per un caffè, perché questo è il prezzo normalmente praticato nei bar della città, il ricavo effettivo per l’esercente sarà diverso a seconda che sia o meno nel regime forfettario.
Infatti, con il regime forfettario il ricavo sarebbe di 1 euro, mentre con il regime ordinario occorre scorporare l’IVA (che per la somministrazione di cibo e bevande è del 10%), e di conseguenza il ricavo effettivo sarà 1 euro / (1+10%) = 91 centesimi.
Se, invece, i tuoi clienti hanno partita IVA (e non sono in regime forfettario), valuteranno il prezzo dei beni o servizi al netto dell’IVA, che è per loro il costo effettivo, e non potrai fare questo “gioco”.
Dall’altro lato, non essere soggetti IVA preclude la possibilità di detrarre l’IVA pagata sugli acquisti. Il vantaggio / svantaggio complessivo deve quindi essere valutato caso per caso, essendo dato dalla combinazione di due fattori:
- l’IVA non applicata ai clienti, che nel caso in cui siano consumatori finali può giocare a favore
- l’IVA non detratta, che potrà essere poca o tanta a seconda dei costi che sostieni per svolgere la tua attività
Il tuo reddito è calcolato in modo forfettario
Un’altra caratteristica del regime forfettario, è che il reddito non viene determinato analiticamente come differenza di ricavi e costi, ma “forfettariamente” (da qui il nome del regime) applicando ai ricavi le seguenti percentuali, differenziate in base all’attività svolta:
Coefficienti di redditività
(tra parentesi le prime due cifre del codice ATECO)
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Industrie alimentari e delle bevande (codice attività 10 e 11)
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40%
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Commercio all’ingrosso e al dettaglio (codice attività 45, da 46.2 a 46.9, da 47.1 a 47.7, 47.9)
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40%
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Commercio ambulante di prodotti alimentari e bevande (codice attività 47.81)
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40%
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Commercio ambulante di altri prodotti (codice attività 47.82 e 47.89)
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54%
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Costruzioni e attività immobiliari (codice attività 41, 42, 43, 68)
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86%
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Intermediari del commercio (codice attività 46.1)
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62%
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Servizi di alloggio e di ristorazione (codice attività 55 e 56)
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40%
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Attività professionali, scientifiche, tecniche, sanitarie, di istruzione, servizi finanziari ed assicurativi (codice attività da 64 a 66, da 69 a 75, da 85 a 88)
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78%
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Altre attività (codice attività da 01 a 03, da 05 a 09, da 12 a 33, da 35 a 39, da 49 a 53, da 58 a 63, da 77 a 82, 84, da 90 a 99)
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67%
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Il regime forfettario ti conviene se il reddito calcolato applicando queste percentuali è inferiore a quello che prevedi di realizzare effettivamente.
Come faccio a capire cosa mi conviene?
Facciamo due piccoli esempi pratici per capire come l’attività che svolgi può influenzare questo aspetto della valutazione di convenienza.
Se apri la partita IVA per svolgere da casa un’attività di consulenza, probabilmente sosterrai pochissimi costi, che potrebbero quindi essere meno di quelli presunti dal metodo del regime forfettario. Infatti, la percentuale di redditività presunta in questo caso sarà del 78%, e quindi i costi si presumono pari al 22% dei ricavi.
Ipotizzando che i tuoi ricavi siano di 20.000 Euro, il regime forfettario ti riconosce costi “figurativi” per 4.400 Euro, che potrebbero essere molti di più dei tuoi costi effettivamente documentabili.
Se, invece, apri un piccolo negozio, avrai molte spese fisse che potrebbero portare il reddito effettivo vicino allo zero nella fase di start up dell’attività.
Di conseguenza, il regime forfettario farebbe presumere un reddito, pari al 40% dei ricavi, che non hai effettivamente realizzato, riducendo la convenienza di questo regime.
Applichi una imposta sostitutiva del 5 o 15%
Il terzo aspetto da prendere in considerazione per capire come funziona il regime forfettario, è il calcolo delle imposte.
Il reddito derivante dall’attività in regime forfettario non è soggetto all’Irpef e alle relative addizionali, ma ad una imposta sostitutiva del 15%. L’imposta si riduce al 5% per i primi 5 anni di apertura della partita IVA se rispetti alcune condizioni:
- non hai esercitato, nei 3 anni precedenti l’inizio dell’attività, un’altra attività artistica, professionale ovvero d’impresa, anche in forma associata o familiare;
- l’attività da esercitare non costituisce, in nessun modo, la mera prosecuzione di un’altra attività precedentemente svolta sotto forma di lavoro dipendente o autonomo (escluso il caso in cui l’attività precedentemente svolta consista nel periodo di pratica obbligatoria ai fini dell’esercizio di arti o professioni);
- se prosegui un’attività svolta in precedenza da altro soggetto, l’ammontare dei ricavi e compensi realizzati nel periodo d’imposta precedente non dev’essere superiore a 65.000 Euro.
Che l’aliquota sia il 5% o il 15%, si tratta in ogni caso di aliquote inferiori a quella minima Irpef, che è pari al 23% (e alla quale vanno oltretutto aggiunte l’addizionale regionale e comunale).
Quindi conviene sempre il regime forfettario?
La risposta a questa domanda è no, perché la vera variabile da considerare per valutare la convenienza del regime forfettario non è l’aliquota, ma la presenza o meno di oneri deducibili o detraibili dall’Irpef.
Infatti, questi oneri non possono essere dedotti né detratti dall’imposta sostitutiva dovuta in caso di adesione al regime forfettario. L’unica eccezione è quella dei contributi previdenziali versati con riferimento all’attività svolta, che possono essere dedotti anche dal reddito assoggettato all’imposta sostitutiva.
Nell’articolo che parla della cedolare secca puoi trovare una spiegazione approfondita di come confrontare un regime “flat” con il regime ordinario dell’Irpef. In questo articolo trovi infatti l’esempio pratico di un caso in cui conviene rinunciare alla cedolare secca e rimanere nel regime ordinario Irpef. Lo stesso identico esempio vale sostituendo alla cedolare secca l’imposta sostitutiva del regime forfettario.