Il percorso da seguire
In questo articolo ti ho spiegato perché pianificare per tempo entrate e uscite finanziarie è importante per tutti. Quindi non solo imprenditori e lavoratori autonomi, ma anche i dipendenti possono creare un piano per gestire al meglio i propri redditi.
Per praticità, ti riporto qui sotto le 4 macro-categorie di possibili utilizzi dei redditi che ho spiegato nell’altro articolo:
A – spese correnti relative alla vita privata
B – investimenti per la crescita dell’attività
C – salvadanaio per gli imprevisti
D – risparmio per spese future importanti
All’interno di queste categorie, si possono poi individuare obiettivi di risparmio o investimento specifici, che dipendono da situazione, esigenze e desideri di ciascuno.
Nell’articolo avevo anche anticipato gli step principali da seguire per una pianificazione efficace e alla portata di tutti:
- Stimare il reddito netto tramite la creazione di un budget relativo all’attività lavorativa.
- Creare un budget relativo alla vita personale e familiare, tramite l’analisi delle spese “ordinarie” attuali e previste per il futuro.
- Decidere come utilizzare la differenza fra il reddito netto (punto 1) e le spese private (punto 2), in base agli obiettivi personali di investimento e risparmio.
In questo articolo vediamo insieme nel dettaglio il punto 1, ovvero la creazione del budget relativo all’attività lavorativa.
Una parte importante di questo budget è la stima di imposte e contributi che andremo a versare l’anno prossimo, così da accantonare correttamente le somme necessarie.
L’obiettivo è che la mail del commercialista dia solo lo strumento (ovvero il modello F24) per pagare effettivamente quanto dovuto. Ma le somme devono già essere parcheggiate sul conto corrente, in attesa della scadenza.
Se sei un lavoratore dipendente
Per chi non svolge una attività in proprio questa parte è semplice, dato che le entrate sono (almeno a grandi linee) prevedibili. Si può fare infatti affidamento su 13 o 14 stipendi prestabiliti.
Eventuali bonus e somme aggiuntive, se non sono davvero rilevanti, possono essere ignorati in fase di budget. Quando andrai a verificare mese per mese se stai rispettando il budget (e ti spiegherò come fare in un altro articolo), potrai usarle come cuscinetto se qualcosa va storto, o per farti un regalo se tutto procede come previsto.
Per quanto riguarda le imposte, nella maggior parte dei casi i lavoratori dipendenti chiudono le proprie dichiarazioni dei redditi con un credito. Il mio consiglio è quindi quello di considerare le imposte normalmente trattenute nel cedolino come quelle definitive, e considerare i rimborsi del 730 nello stesso modo appena visto per i bonus.
Il budget di ricavi e costi
Per chi svolge una attività in proprio, il primo step è stimare entrate e uscite dei mesi successivi. Online si trovano moltissimi template in vari formati (pdf, fogli di calcolo ecc.) per costruire il proprio budget. Spesso sono complessi e molto dettagliati, perché sono pensati per presentare a terzi (investitori ecc.) il proprio progetto. Puoi benissimo utilizzare uno di questi strumenti, l’importante è che tu sia consapevole di come è stato costruito e come funziona.
Altrimenti, dato che l’obiettivo è creare un documento semplice da usare nella gestione quotidiana, puoi procedere in modo molto snello creando da te il tuo budget.
Se non sai da dove cominciare, e non vuoi partire proprio da zero, puoi scaricare gratuitamente il modello excel che ho preparato, insieme a una guida in pdf che ti da tutte le informazioni per utilizzarlo al meglio e, se vuoi, personalizzarlo. Per ricevere il modello di budget, devi solo iscriverti alla mia newsletter!
Come procedi quindi per costruire il tuo primo budget? Innanzitutto devi stimare le entrate previste dalla tua attività. In alcuni casi è abbastanza semplice, ad esempio se hai dei clienti stabili su cui basare i tuoi calcoli. Altrimenti, cerca di fare una stima il più attendibile possibile, sulla base sia di quello che hai già realizzato in passato che dei progetti e iniziative che hai pianificato per il futuro.
Nel dubbio, cerca di mantenere un certo margine di prudenza. Ad esempio, per ipotizzare entrate future superiori a quelle passate è meglio avere elementi solidi, come contratti già conclusi o vendite già pre-ordinate dai tuoi clienti.
Per quanto riguarda la stima dei costi, ti consiglio di stilare un elenco il più dettagliato possibile. Puoi partire da quelli grossi e fissi (affitto, bollette, commercialista, assicurazione ecc.), fino ad arrivare a quelli piccoli e variabili (materiali per la produzione, cancelleria, trasporti, spese di promozione ecc.).
Dopo aver preparato questo elenco, confrontalo con le spese che hai sostenuto negli anni precedenti, per controllare che non manchi nulla. Se invece la tua attività è appena partita, considera questo elenco, almeno per i primi tempi, come una “lista aperta”. Potrai aggiungere man mano i costi che erano sfuggiti alla prima stesura.
Anche per i costi applica il principio di prudenza, non fare sconti rispetto ai costi sostenuti in passato se non hai elementi più che validi per giustificarlo. E considera sempre un margine per spese impreviste non preventivabili.
Una volta che hai in mano una cifra ragionevole di ricavi e costi, potrai calcolare per differenza il tuo reddito lordo, ovvero il “guadagno” della tua attività prima di pagare imposte e contributi. Per ottenere il reddito netto, ovvero quello che puoi davvero spendere, manca ancora uno step.
La stima delle imposte per minimi e forfettari
Se sei nel regime dei minimi o forfettario, il calcolo di imposte e contributi è relativamente semplice.
Il primo passaggio è ricalcolare il reddito sulla base dei criteri fiscali. Infatti, nel paragrafo precedente abbiamo calcolato un reddito lordo “effettivo”, ovvero la semplice differenza di entrate e uscite. Ai fini fiscali però non tutti i costi sono deducibili al 100%, e per stimare le imposte bisogna tenere conto di queste differenze.
In particolare:
- Se sei nel regime forfettario i costi deducibili ai fini fiscali sono una percentuale fissa dei ricavi o compensi incassati. La percentuale dipende dal tuo codice ATECO, qui le puoi trovare tutte.
- Se, invece, sei nel regime dei minimi, puoi partire dall’elenco analitico dei costi che hai preparato, considerando però che alcuni (ad esempio quelli relativi alle auto e ai telefoni cellulari) sono deducibili solo al 50%.
La differenza fra le entrate e i costi così ricalcolati costituisce il reddito lordo ai fini fiscali. Prima di calcolare le imposte manca però ancora un ultimo passaggio. Infatti, dal reddito lordo è possibile dedurre anche l’importo dei contributi versati nell’anno, applicando il c.d. criterio di cassa.
Ad esempio: dal reddito realizzato nel 2020 (che andrai a dichiarare nel 2021), potrai dedurre i contributi pagati dal 1° gennaio al 31 dicembre 2020, indipendentemente dall’anno a cui questi si riferiscono.
Dopo aver dedotto i contributi pagati, avrai ottenuto il reddito netto ai fini fiscali. A questo punto, puoi calcolare l’imposta sostitutiva che dovrai versare l’anno successivo, applicando al reddito netto una aliquota del 5% o del 15% (a seconda del tuo regime fiscale).
Il calcolo dei contributi dipende invece dalla specifica gestione INPS o cassa di previdenza professionale a cui appartieni.
Nel modello di budget che puoi scaricare iscrivendoti alla mia newsletter trovi una parte dedicata proprio al calcolo di imposte e contributi per minimi e forfettari.
La stima delle imposte per la contabilità ordinaria o semplificata
Se hai un regime di contabilità semplificata o ordinaria, il punto di partenza è sempre il budget, e il procedimento per calcolare il reddito lordo è molto simile a quello del regime dei minimi.
La parte più complessa è il calcolo dell’Irpef e delle addizionali, in quanto entrano in gioco molti elementi diversi: aliquote a scaglioni, deduzioni e detrazioni, eventuali altri redditi da cumulare ecc.
Inoltre, in questi casi, occorre considerare anche l’IVA fra le imposte da versare in futuro. Potresti creare nel tuo foglio di calcolo una tabella aggiuntiva in cui inserire l’IVA a debito per ogni fattura emessa e l’IVA a credito per ogni fattura di acquisto (facendo però attenzione alla detraibilità, che non è sempre il 100%).
Tuttavia, trattandosi di somme da versare a breve termine (ogni mese o 3 mesi), il mio consiglio è, per semplicità, di considerare come accantonamento l’intero importo dell’IVA applicata sulle fatture emesse, così da avere la certezza che le somme bloccate siano sufficienti, senza necessità di troppi calcoli.
Come operare in concreto
Questo lavoro può essere fatto in via preventiva, quindi come un budget vero e proprio, coprendo tutti gli elementi di entrate, uscite, imposte e contributi. Con il passare del tempo, il budget deve essere aggiornato e confrontato con i risultati reali. L’obiettivo è avere sempre sottomano la situazione ad oggi ed una previsione realistica dei mesi successivi.
Ti consiglio di integrare il budget con i risultati reali con una periodicità fissa, da scegliere in base alle tue esigenze. Se emetti poche fatture distanziate nel tempo puoi semplicemente riproporti di farlo ogni volta che incassi. Altrimenti, puoi fissare delle scadenze regolari, ad esempio ogni settimana o mese.
L’obiettivo finale di questo lavoro è avere sempre chiaro quale importo dovrà essere versato l’anno successivo. Puoi considerare questa somma come un accantonamento obbligatorio, ovvero soldi che hanno già “un piede fuori dalla porta”, e quindi, per te, è come se non li avessi.
Per sapere con certezza quanto puoi effettivamente spendere o investire, devi sottrarre dal saldo delle tue risorse finanziarie l’intero importo delle imposte e dei contributi da accantonare. Ed è un calcolo che dovresti poter fare in qualsiasi momento.
Qui sotto trovi i prossimi step di questo percorso:
- Accantonare imposte e contributi: come e perché?
- Come tenere traccia delle spese?
- I tuoi obiettivi di risparmio e investimento
E, se non l’hai ancora fatto, scarica il modello excel del budget e la guida in pdf iscrivendoti alla newsletter!