
Il regime forfettario prevede molte semplificazioni, che riguardano anche il modo in cui fare le fatture. In questo articolo ti spiego a quali punti prestare attenzione, e ti darò anche un modello excel da cui partire per fare la tua prima fattura!
Fatture elettroniche e non
Al momento, per le partite IVA in regime forfettario non c’è l’obbligo di fare fatture elettroniche, se fra i clienti non ci sono enti della pubblica amministrazione.
È comunque possibile fare le fatture elettroniche per opzione, e farlo potrebbe avere dei vantaggi. Innanzitutto, se fai tutte le fatture in formato elettronico, i termini a disposizione dell’Agenzia delle Entrate per fare verifiche sulla tua partita IVA si riducono di un anno.
Inoltre, le fatture elettroniche, una volta superato lo “scoglio” iniziale, possono aiutarti dal punto di vista operativo:
- riducendo le possibilità di errore
- proponendoti alcune informazioni in modo automatico
- agevolando il rapporto con alcune tipologie di clienti
- inserendo in automatico i dati delle tue fatture in un sistema di gestione finanziaria della tua attività
Le fatture elettroniche possono essere fatte tramite il portale gratuito dell’Agenzia delle Entrate, oppure tramite software a pagamento, sul tuo pc oppure in cloud. Sul mercato ci sono soluzioni molto diverse fra loro, tra cui puoi scegliere in base alle funzionalità aggiuntive che possono servirti, e a quanto vuoi spendere.
La numerazione
Le fatture, sia elettroniche che cartacee, devono essere numerate in ordine strettamente cronologico. Questo significa che, una volta che hai emesso una fattura, non sarà possibile emetterne un’altra con una data precedente, perché la numerazione non sarebbe più progressiva.
Se fai sia fatture elettroniche che cartacee, ti consiglio di separare le numerazioni, per non fare confusione. Ad esempio, puoi numerare le fatture cartacee 1, 2, 3 ecc., e le fatture elettroniche 1E, 2E, 3E ecc.
Le marche da bollo
Dato che le fatture in regime forfettario sono al di fuori del campo di applicazione dell’IVA, devi apporre una marca da bollo da 2€ su ogni fattura di importo superiore a 77,47€.
La data stampata sulla marca da bollo deve essere pari o antecedente a quella della fattura, quindi devi ricordarti di acquistare in anticipo le marche che ti serviranno.
Il costo della marca da bollo può essere riaddebitato al cliente oppure no, a tua scelta. Nel primo caso, devi indicarlo separatamente, con una descrizione aggiuntiva all’interno della fattura.
Se fai le fatture elettroniche, l’imposta di bollo è comunque dovuta, e va indicata in un campo apposito. Ma in questo caso non devi acquistare le marche da bollo cartacee. Il pagamento devi farlo infatti ogni 3 mesi con Modello F24, o tramite il portale Fatture e Corrispettivi indicando l’IBAN su cui vuoi richiedere l’addebito.
I contributi integrativi
Nelle fatture dei/lle liberǝ professionistǝ molto spesso sono indicati anche dei contributi integrativi. Si tratta di integrazioni previste dalla propria gestione previdenziale, che sono diverse da caso a caso.
Per quanto riguarda le professioni ordinistiche, i contributi si versano a casse di previdenza private, che quasi sempre prevedono un contributo aggiuntivo obbligatorio, fra il 2 e il 5% a seconda dei casi.
Questo contributo costituisce un vero e proprio versamento contributivo aggiuntivo che il/la professionista addebita in fattura e poi versa pari pari alla propria cassa di previdenza. Infatti, questo contributo non è un compenso, e di conseguenza non viene tassato.
Se, invece, sei icrittǝ alla gestione separata, è previsto un contributo INPS integrativo del 4%, che hai il diritto (ma non l’obbligo) di addebitare al cliente. Questa differenza è dovuta al fatto che in questo caso non si tratta di un vero e proprio contributo previdenziale, ma di una maggiorazione del compenso, e come tale sarà tassato.
Quindi, il contributo integrativo della gestione separata può essere indicato in fattura oppure no, a scelta. Alla fine, il compenso da tassare è sempre il totale della fattura, indipendentemente dal fatto che il contributo INPS sia stato indicato separatamente.
Nella pratica, generalmente questo contributo viene inserito in modo esplicito nelle fatture ad aziende o altre partite IVA, ma non in quelle ai privati, per maggiore semplicità.
Un modello
Per aiutarti con le tue prime fatture, o per un controllo per verificare se stai facendo giusto, ho preparato un modello excel di fattura in regime forfettario, da cui puoi partire per personalizzarla come preferisci.
Nel modello ho incluso sia la versione per le imprese che quella per freelance, con e senza contributi integrativi. Lo trovi nell’angolo del commercialismo, la pagina riservata a chi è iscrittǝ alla mia newsletter!
Giulia, grazie per tutte queste informazioni. Ho partita iva in regime forfettario e devo emettere la prima fattura. Posso iniziare da un numero diverso da 1 (anche solo 10) e poi continuare progressivamente? Trattandosi, per adesso, di una piccola attività di consulenza, vorrei evitare di rendere noto ai miei clienti, adesso e in futuro, il numero di fatture che emetto. Grazie!
Ciao Caterina, devi partire per forza dal numero 1. E’ però possibile evitare di ricominciare la numerazione ogni anno, così dall’anno prossimo avrai un numero più elevato. Ti consiglio comunque di condividere il tuo metodo con il/la commercialista che ti segue.
Grazie per la tua risposta, Giulia! A presto!